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L’omeopatia è una scienza medica olistica che cura l’individuo nella sua interezza con l’obiettivo di ristabilire l’integrità organica e l’equilibrio psicofisico dell’essere umano. Prende in considerazione gli aspetti costituzionali, i fattori ereditari, emozionali, ambientali e le modalità con cui si manifestano i sintomi di una malattia.
Un rimedio omeopatico svolge la sua azione, stimolando l’energia vitale di un individuo, in virtù della sua natura energetica sprigionata dalla diluizione infinitesimale e dalla dinamizzazione di una sostanza originaria costituente il ceppo omeopatico.
Come nasce l’omeopatia
Il termine omeopatia, deriva dal greco homoios, simile, e pathos , sofferenza; si basa sul principio della similitudine dettato da Ippocrate, IV sec. a. C. che fonda la medicina su due postulati: Legge dei simili “Similia similibus curentur” e la Legge dei contrari “Contraria contrariis curentur“.
Il principio della similitudine viene ripreso e approfondito da Theophrast von Hobenheim detto Paracelso (1493-1541), la vera scoperta dell’Omeopatia è da attribuire al medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843) di Meissen in Sassonia.
Hahnemann si laureò in medicina nel 1779 ed esercitò la professione per dieci anni a Lipsia, nel 1789 smise di esercitare la professione medica perché si rese conto dell’inadeguatezza delle dottrine mediche di quel tempo ed intraprese il lavoro di traduttore di testi per guadagnarsi da vivere.
Un giorno mentre traduceva un capitolo dedicato alla corteccia di china, riportato nella “Materia medica” del Cullen, medico scozzese, in cui veniva descritto che gli operai addetti alla lavorazione della china si ammalavano di febbri intermittenti, con sintomi simili alla malaria.
Hahnemann intuì il significato della similitudine, osservò che una sostanza assunta a dosi ponderali può provocare in un individuo sano i sintomi di un’intossicazione, la somministrazione della stessa sostanza in dosi infinitesimali può guarire una persona malata con quegli stessi sintomi.
Si dedicò ad una serie di studi e di sperimentazioni su stesso dei vari rimedi; riprende l’esercizio della professione con successi e formula la dottrina omeopatica pubblicando le opere fondamentali dell’Omeopatia.

Nel 1810 pubblica “Organon dell’arte di guarire” , opera che contiene i principi fondamentali e descrizione degli effetti di un centinaio di rimedi. Segue la pubblicazione della “Materia medica pura” (1811-1821), testo in cui vengono descritte in ordine alfabetico le patogenesi (l’insieme dei sintomi provocati in via sperimentale dalla somministrazione in dosi ponderali di una sostanza in un individuo sano) dei singoli rimedi secondo i seguenti parametri.
Elabora un metodo di preparazione dei rimedi omeopatici basato sulla diluizione centesimale e sulla dinamizzazione utilizzando materie prime provenienti dal regno vegetale, animale e minerale.
- Descrizione della fonte originaria del rimedio.
- La tecnica di preparazione del rimedio.
- I sintomi patogenetici.
- L’insorgenza e la casualità della sindrome.
- Lo psichismo e le alterazioni psicosomatiche.
- Le modalità caratteristiche.
- Le indicazioni cliniche.
- La posologia e diluizione.
Conclude nel 1828 con la pubblicazione delle “Trattato delle malattie croniche” in cui vengono formulati le tipologie costituzionali e le diatesi, strumenti d’integrazione olistaica tra la malattia e il malato.
L’Omeopatia moderna si sviluppa su tre indirizzi principali: unicismo, pluralismo e complessismo
Unicismo : si basa sulla somministrazione di un solo rimedio omeopatico, solitamente in alta diluizione.
Pluralismo : si basa sulla prescrizione di più rimedi da assumere singolarmente seguendo una sequenza prestabilita.
Complessismo : si basa sull’assunzione di più rimedi in un unico preparato.
Come agiscono i medicinali omeopatici
Le medicine omeopatiche non contengono sostanza farmacologica, svolgono la loro azione attraverso un’informazione energetica proveniente dalla diluizione e dinamizzazione del rimedio
un rimedio omeopatico svolge la sua azione, stimolante l’energia vitale di un individuo, in virtù della sua natura energetica sprigionata dalla diluizione infinitesimale e dalla dinamizzazione di una sostanza originaria costituente il ceppo omeopatico.
Per approfondimenti del meccanismo di azione dei medicinali omeopatici spiegato secondo le leggi della fisica e dei principi hahnemanniani consultare il libro: Medicinali Omeopatici. Preparazione, somministrazione, meccanismo di azione e normativa.
Classificazione dei rimedi omeopatici
Rimedi omeopatici costituzionali o di fondo, sono i rimedi che rappresentano le 4 costituzioni omeopatiche:
A – Carbonico: ipotiroideo e ipocorticosurrenalico

B – Sulfurico: normatiroideo e ipercorticosurrenalico
C – Fosforico: ipertiroideo e ipocorticosurrenalico
D – Fluorico: disfunzioni endocrine varie
La scelta del rimedio viene fatta analizzando la tipologia del soggetto, la morfologia e il suo quadro psicologico, il quadro sintomatologico, le predisposizioni alle malattie (diatesi o terreno), le tendenze morbose acquisite e congenite, le malattie pregresse, le modalità con cui si manifestano, gli aspetti mentali (psichismo) ed altro. Viene osservato un quadro completo del corpo e della mente. Questi aspetto fanno considerare l’omeopatia tra le discipline costituzionali e olistiche.
Rimedi omeopatici acuti sono rimedi che vengono impiegati nelle manifestazioni acute e che possono avere un rapido decorso: febbre, dolore, trauma, allergie, ecc.. (p- es. Aconitu, Belladionna, Gelsemium, ecc.)
Rimedi omeopatici cronici sono rimedi utilizzati per patologie croniche a carattere ormonali e/o metabolici. La scelte delle rimedio segue un approfondita analisi della tipologia e terreno del soggetto. (p. es. Lypocodoum, Baryta, Bryonia, ecc.)
Rimedi omeopatici policresti i rimedi omeopatici policresti sono rimedi che sviluppano un’ampia azione di disturbi, promuovono un’azione generale di riequilibrio delle funzioni dell’organismo. (p. es. Ignazia, Silcea, ecc.)
Rimedi omeopatici sintomatici o ad azione locale sono rimedisintomatici ad azione locale o con specificità di azione. (p. es. arnica, Ipeca, Cuprum, Drosera, ecc.)
Su quali principi si basa l’omeopatia
L’Omeopatia è una metodica terapeutica basata su quattro principi fondamentali:
- La legge dei simili.
- Specificità medicamentosa.
- La dose infinitesimale.
- Legge di Hering o di guarigione.
La legge dei simili
(Definizione secondo l’Organon hahnemanniano)
Nell’organismo vivente un’affezione dinamica più debole è eliminata in modo duraturo da un’altra più forte se quest’ultima (di specie diversa) le assomiglia molto dal punto di vista della sua manifestazione.
In natura esistono, infatti, sostanze che, se assunte da individui sani per un certo periodo di tempo, sono in grado di produrre sintomi tipici della sostanza stessa (intossicazione). Sappiamo inoltre che ogni malattia è caratterizzata da un quadro sintomatologico tipico. La ricerca dell’analogia tra i sintomi della malattia di un paziente e quelli provocati dalla somministrazione di una sostanza naturale a una persona sana (ottenuta tramite sperimentazione o prooving), è alla base dell’operato del medico omeopato (Similia similibus curentur).
Specificità medicamentosa
(Definizione secondo l’Organon hahnemanniano)
Ogni medicamento produce effetti specifici nel corpo umano e nessun’altra sostanza medicinale può dare origine ad altri effetti che siano del tutto simili a quelli.
Secondo questo postulato possiamo affermare che l’interesse del medico omeopatico non è sicuramente la diagnosi di malattia, bensì la diagnosi di “rimedio”, la ricerca del simillimum, cioè di quel medicamento che nel sano provoca i disturbi “più simili” a quelli presentati dal paziente in esame. In natura, infatti, non esiste una sostanza che somministrata a un paziente sano produca effetti uguali a un’altra (patogenesi del rimedio).
La dose infinitesimale
(Definizione secondo l’Organon hahnemanniano)
La sostanza che si somministra ha esclusivamente funzione di “stimolare” la reazione, è la miccia che fa esplodere la bomba e come tale più che elevata nel dosaggio deve essere “specifica” per i disturbi del paziente.

Diluizione e dinamizzazione aumentano progressivamente l’azione dei medicamenti. Qualunque sostanza o medicamento agente sulla vitalità è in grado di determinare un’alterazione dell’equilibrio della forza vitale e di conseguenza un cambiamento dello stato di salute della persona. Questo effetto è dovuto quasi esclusivamente alla sostanza somministrata e viene chiamato “effetto primario”: è utilizzato dalla medicina allopatica.
Alla somministrazione di una sostanza la forza vitale (Vis medicatrix) si oppone con carattere conservativo sempre a favore della vita, questo grazie al fatto che l’organismo umano appartiene alla categoria dei “sistemi omeostatici” caratterizzati da un’omeostasi fisiologica regolata da interscambi di informazioni biologiche e da tutte quelle attività che tendono a conservare costanti, o entro certi limiti accettabili, le varianti del sistema. Chiameremo quindi questo “effetto secondario”, utilizzato dalla Medicina omeopatica.
Considerato che l’azione curativa in Medicina omeopatica sfrutta la reazione dell’organismo, la sostanza che si somministra ha esclusivamente funzione di “stimolare” la reazione, è la “miccia che fa innescare l’esplosione della bomba” e come tale più che elevata nel dosaggio deve essere “specifica” per i disturbi del paziente.
Legge di Hering o di guarigione
Nelle “vere guarigioni”, dopo la somministrazione del rimedio corretto, il paziente giunge allo stato di benessere seguendo un iter scandito da una legge ben precisa di eliminazione dei sintomi.
I sintomi spariranno dall’alto verso il basso, azione gravitazionale (vuol dire che sparirà prima uno stato d’ansia che una pirosi gastrica).
Spariranno dall’interno verso l’esterno, azione centrifuga (il miglioramento di un’asma può far seguito un peggioramento di un eczema cutaneo che poi a sua volta migliorerà e non viceversa). Questo per la caratteristica “centrifuga” della cura omeopatica che mira a “buttar fuori” la malattia anziché tendere a sopprimerla.
Inoltre, la guarigione si svilupperà eliminando per primo i sintomi comparsi recentemente e in un secondo tempo i sintomi più vecchi comparsi nel tempo, secondo una cronologia proporzionale al tempo di insorgenza dei sintomi.
Metodi di classificazione dei medicinali omeopatici

I metodi di classificazione dei medicinali omeopatici sono espressi con delle sigle o lettere (D, C, K, LM, FC, P) che rappresentano il metodo di preparazione della diluizione, spesso seguite dalla lettera H da Hahnemann, la quale esprime la dinamizzazione, precedute da un numero (5, 7, 9, 12, 15, 30, 200, 10.000 o K, X, XM, XMK) che rappresenta il grado di diluizione.
Le sigle di preparazione rispecchiano i metodi di diluizione, le più usate in Omeopatia sono:
DH > diluizione decimale Hahnemanniana (X o XH)
CH > diluizione centesimale Hahnemanniana
K > diluizione korsakoviana
LM> diluizione cinquantamillesimale
FC > metodo flusso continuo FC o di Skinner
P > indica una diluizione potenziata
Classificazioni delle diluizioni
Secondo la scuola di omeopatia francese l’impiego dei rimedi omeopatici è classificato in base a tre criteri di diluizioni principali: basse diluizioni, medie diluizioni e alte diluizioni.
Questo criterio delimita le aree di pertinenza soggettiva paziente-farmacista-medico e/o omeopata. Volendo rispettare le ragioni del grande maestro e degli ultimi approfondimenti nel campo dell’Omeopatia, non sfugge, ai benpensanti, l’estraneità del comportamento medico allopatico dal medico omeopatico, all’omeopata.
Basse diluizioni (5-6-7-9CH)- (5K)-(6LM)
Le basse diluizioni si usano come rimedi per i disturbi, in genere, in fase acuta, agiscono fondamentalmente sul corpo fisco; possono essere assimilati ai farmaci di autoprescrizione, da usare come rimedi di pronto soccorso. Essi rispondono a sintomi locali o generali. Si somministrano due o tre volte al giorno, nelle forme acute. Svolgono un’azione fluidificante.

Medie diluizioni (15-30CH)-(35K)-(15LM)
Le medie diluizioni non vanno utilizzate per l’autocura, vanno usate su consiglio di un professionista che abbiano seguito una formazione specialistica o integrativa alla loro formazione accademica. Si impiegano nella cura di sintomi locali o generali. Si somministrano due o tre volte al giorno, in patologie acute e recidivanti.
Alte diluizioni (200-1000-10.000CH) – (XMK) – (30LM)
Le alte sono agiscono prevalentemente sullo psichismo e su patologie croniche, metaboliche e ormonali con coinvolgimento della sfera mentale e, di conseguenza, sul soma.
Queste diluizioni sono riservate all’omeopata che le prescrive in base alla ricerca della tipologia sensibile e del simillimum. In queste diluizioni sono comprese i rimedi policresti e/o costituzionali. Svolgono un’azione bloccante.
Si somministrano in granuli da una a tre volte al giorno, fino alla 30CH, diluizioni superiori (200CH) si somministrano in tubo dose a distanza di 10, 20 o 30 giorni, o in unica somministrazione.
Le diluizioni elevate possono più frequentemente provocare reazioni di aggravamento omeopatico, pertanto, la scuola francese, per evitare i rischi di aggravamento consiglia la somministrazione scalare in tubo dose secondo una scala bassa e una scala alta.
Scala bassa:
7 – 9 – 15 – 30CH ogni sette giorni.
Scala alta:
30CH – 200K – MK – XMK ogni dieci giorni.
Nomenclatura dei medicinali omeopatici: come riconoscere un medicinale omeopatico
I medicinali omeopatici non riportano in etichetta nessuna indicazione clinica o farmacologia, essi sono identificati dal nome del rimedio, dal grado di diluizione e dal metodo di preparazione.
Nome della sostanza d’origine Þ (Arnica, Belladonna, Sepia)
Numero di diluizioni Þ (5, 7, 9, 15, 30, 200)
Sigla del metodo di preparazione Þ (DH, CH, K, LM)
Esempi:
Arnica 5CH Þ (leggere: Arnica alla 5° diluizione centesimale Hahnemanniana)
Belladonna 30DH Þ (leggere: Belladonna alla 30° diluizione decimale Hahnemanniana)
Sepia 200K Þ (leggere: Sepia alla 200° diluizione Korsakoviana)
Lachesis 12LM Þ (leggere: Lachesis alla 12° Cinquantesimale)
I nomi Arnica, Belladonna, Sepia sono i nomi delle rispettive sostanze d’origine.
I numeri alla 5°, 30°, 200° rappresentano il rispettivo grado di diluizione.
Le sigle CH, DH, K, LM rappresentano i metodi di preparazioni.
Come si preparano i medicinali omeopatici
I rimedi omeopatici si preparano dalle tintura madre preparata da determinate sostanze provenienti dal regno animale, vegetale e minerale. La tintura madre, preparata secondo le norme della Farmacopea Ufficiale, costituisce il ceppo di partenza per la preparazione dei medicinali omeopatici.
Il processo di preparazione consiste in due fasi principali: diluizione e dinamizzazione (o succussione).

La diluizione partendo da una sostanza ponderale si diluisce in dosi infinitesimali e per ogni diluizione segue la dinamizzazione che conferisce al preparato un imprinting vibrazionale caratteristico della sostanza del ceppo di partenza.
Le forme farmaceutiche dei rimedi omeopatici si presentano sotto forma di granuli, globuli, compresse, capsule, triturazioni, gocce, fiale orali, ovuli, colliri, supposte, pomate, creme ecc.
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